I bambini mostrano per lungo tempo tracce di fumo nel sangue, se la loro mamma ha fumato durante la gravidanza. Queste tracce molecolari rimangono, infatti, nel loro sangue fino all’età di 5 anni. Lo rivela uno studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, pubblicato sulla rivista Environmental Research. I ricercatori hanno analizzato il sangue di 531 bambini in età prescolare, provenienti da 6 diversi luoghi degli Usa. Con sofisticati test genetici, gli studiosi hanno riscontrato che nell’81% dei casi il test determinava con esattezza l’esposizione prenatale al fumo.
È possibile – aggiungono i ricercatori – che la “firma” lasciata dal fumo sia correlata anche all’esposizione del cosiddetto fumo di seconda mano, dopo la nascita del piccolo, ma questo non è applicabile a tutti i casi, in quanto i bambini le cui mamme hanno fumato in gravidanza avevano questa traccia molecolare già alla nascita. “Sapevamo già che il corpo è un accumulatore di esperienze passate (l’evidenza di un’esposizione al piombo vive, ad esempio, nelle nostre ossa) – spiega Daniele Fallin, autrice dello studio – ma non sapevamo che qualcosa di facile da raccogliere come il sangue potrebbe contenere prove di esposizioni avvenute non solo durante la vita, ma prima della nascita. È questo che rende questi risultati così interessanti”.